• Juventus' player Pablo Osvaldo celebrates after scoring at the end of the Italian Serie A football match AS Roma vs Juventus on May 11, 2014 at Rome's Olympic stadium. AFP PHOTO / FILIPPO MONTEFORTE

Sono passati appena quattro anni, era l’epoca della chiesa rimessa al centro del villaggio, le 10 vittorie della Roma nelle prime dieci partite di campionato, i peana roboanti, il miglior calcio in assoluto (questo ci capita tutti gli anni di sentirlo dire riferito ai nostri avversari di turno) non ce n’è per nessuno, la romanità dilagante  i giornalisti estasiati in solluchero e chi più ne ha più ne metta.

Poi improvvisamente i malumori, le polemiche, una sola vittoria in cinque partite, la batosta allo Juventus Stadium, un 3-0 che non ammette repliche. La Juve un rullo compressore che spiana tutti e si arriva alla penultima giornata: lo scudetto, il terzo consecutivo è già nostro, però vogliono far vedere al mondo quanto sono forti, in realtà devono subire i nostri attacchi, che però non riescono a concretizzarsi in gol. Al 75° entra l’ex odiato Osvaldo, quando tocca palla è subissato di fischi; la partita volge al termine, mancano una manciata di secondi e proprio lui di destro calcia a giro da distanza ravvicinata e fa secco Skorupsky. Tutti zitti, tutti al mare, la Juve vola a 99 punti in classifica e la successiva vittoria casalinga contro il Cagliari sugellerà un record difficilmente battibile: quello dei clamorosi 102 punti in un campionato.

Quattro anni dopo continuiamo ad essere tutti Allegri, 7 Scudetti e 4 Coppe Italia consecutive, alzi la mano chi nel 2011 avrebbe neanche lontanamente potuto immaginare uno scenario simile: AD MAIORA SEMPER.